Durante il 77° Convegno della Società Oftalmologica Lombarda, svolto a Milano il 16 e il 17 dicembre, è stata presentata la Rete di Telemedicina Oftalmica di Regione Lombardia per pazienti affetti da minorazioni visive. Un database progettato per low vision therapist in linea con le richieste dei pazienti lombardi, fragili di vista, che hanno difficoltà a raggiungere strutture sanitarie di cura o di terapia.
La disabilità visiva è il focus del progetto che si snoda con un percorso di presa in carico del paziente ipovedente, volto alla ripresa dell’autonomia del paziente stesso. La perdita di autonomia si evidenzia nell’incapacità totale o parziale dei pazienti di svolgere alcune attività come quella di leggere un libro, un giornale, una rivista, le lettere cartacee, le istruzioni dei farmaci, il cucito, le parole crociate, l’utilizzo del pc e di poter visualizzare in maniera corretta gli orari nelle stazioni e negli aeroporti.
Uno degli obiettivi da conseguire è quello di costruire una rete di professionisti che si occupino della riabilitazione visiva. Questo è un tema che, sia (anche) per la velocità dello sviluppo tecnologico, sia per l’aumentare della vita media delle persone, sta diventando una necessità in risposta a pazienti che perdono autonomia.
È necessario però che la gestione del paziente ipovedente sia standardizzata e che i disabili visivi possano avere il miglior trattamento possibile e siano in grado di conoscere i centri che possano formulare percorsi personalizzati misti chirurgico-riabilitativi.
Il paziente chiede, al medico di medicina generale la visita oculistica ed il paziente ipovedente, ai sensi della Legge 138/2001 che tutela la disabilità visiva, viene inviato al centro di ipovisione e riabilitazione visiva, dove viene preso in carico, con l’obiettivo di avere un recupero seppur parziale di autonomia e un conseguente miglioramento della qualità della vita. Con questo progetto di telemedicina si vanno a ridurre gli spostamenti dei pazienti che hanno difficoltà a raggiungere i centri (per ipovedenti), si riducono così anche i costi legati a tutto l’ecosistema familiare, dai pazienti ai caregivers.